Tuo figlio è adolescente, si è trasformato in un marziano? Sereni tutti, è colpa della Dopamina, parola di David Bainbridge.

Avevo un figlio, tranquillo, un po’ riservato, che un mattino è apparso improvvisamente verde con le orecchie a punta. Un marziano! No, un adolescente.

Prima parlava, anche se poco, ora grugnisce e usa termini curiosi, non esiste più il “sì” ma è un “abbastanza”, e devi accontentarti se riesci a ottenerlo. Prima era disinteressato agli abiti e agli accessori, ora punta a quello che ritiene “figo”. Ma è mio figlio? Certo! Solo che la dopamina, che sale dalla parte profonda del cervello, lo sta ricoprendo e allo stesso tempo si stanno recidendo tantissime connessioni, fili e reti fitte di contatti cerebrali, che aveva costruito nella sua infanzia. Insomma, è in atto una profonda ristrutturazione cerebrale. Vuoi anche che risponda quando gli poni delle domande? Pretendi forse che possa soffermarsi in dettagli inutili, tipo ricordarsi di lavare i denti, prendere quella felpa che prima ti aveva chiesto dove fosse (e che ovviamente era lì, davanti a lui)?

Ieri ho dipanato molte mie perplessità. Mi sono goduta l’intervento di David Bainbridge durante il Convegno internazionale su adolescenza e lettura, “La sottile linea scura”, realizzato da Hamelin. Cosa ha detto di folgorante? Due cose: la questione è riconducibile tutta a un processo naturale e neurofisiologico, inoltre SERVE, perché l’adolescenza ci distingue dagli animali. Noi uomini siamo sempre passati nella fase fumosa che attraversano tutti gli adolescenti, lo dimostrano i fossili dei nostri antenati (lo rivelano, nel dettaglio, i cerchi nella sezione di un dente, come per gli alberi). Gli animali non hanno picchi, come ci ha mostrato in un grafico, di crescita. Noi sì. Come zoologo, Bainbridge è interessatissimo a questo fenomeno e ha condotto molte ricerche a riguardo. Le sue conclusioni appaiono quasi un sollievo. Il grande cambiamento che affronta un adolescente non può evitare di ripercuotersi nella vita di tutti i giorni, quello che noi (io) notiamo è la distrazione, l’irritabilità, la “marzianità” che ci spiazza. In realtà dobbiamo considerare anche il lato positivo di questo passaggio accidentato: l’acquisizione di nuove competenze. Enormi!

Un bambino, dice Bainbridge, parla allo stesso modo con tutti: con i genitori, con l’amico, con la maestra, col cucciolo di cane. Il teenager no, ha appreso la differenza tra ognuno di questi gruppi. Cambia i registri del suo linguaggio perché ne ha imparato il potere sociale. Una delle cose più complicate che acquisisce è “pensare a quello che sta pensando”.  Mi spiego: un bambino sbaglia a versare l’acqua nel bicchiere e chiama l’adulto per farsi aiutare. L’adolescente se sbaglia tace e riflette sui suoi errori. Ecco perché se accade qualcosa non ricorre più al genitore ma cercherà, al massimo, l’amico. L’amicizia non a caso diventa l’aspetto più importante di questi anni turbolenti.

Il teenager quindi modifica linguaggio e abitudini. Inoltre queste si differenziano tra ragazzo e ragazza. Le ragazze parlano molto di loro stesse, del loro corpo, dei sentimenti e se un’amicizia finisce, soffrono molto. I ragazzi parlano soprattutto di interessi che li accomunano e pare che entrino meno in profondità, come se l’amicizia maschile fosse più superficiale, quindi se questa finisce non crea un grande stress, del resto l’altro non sapeva così tanto dell’amico. SBAGLIATO! Entrambi ragazza e ragazzo hanno la stessa sensibilità, ma è il registro e il linguaggio che li differenzia. La comunicazione cambia, ma non sono così diversi. E qual è la comunicazione più complessa di tutte, e che si apprende in questo periodo della vita? Il flirtare, il corteggiamento. È il più complesso di tutti: il ragazzo, o la ragazza, parla ma non sa cosa pensa l’altro, si pone molti problemi, “mi capirà?”, pensa, ma anche “voglio davvero essere capito?”, e così via di punti interrogativi. E non dimentichiamo che è solo ora che il cervello è maturo per poter cominciare a pensare alla sessualità…..e qui vi lascio, tra pensieri e ricordi di come eravamo noi in quegli anni. Concludo con l’affermazione di Bainbridge: “Sappiate che l’adolescente si allontana dal genitore e deve farlo perché più lo farà e più sarà felice da adulto”. Amen. E con questo vado a cucinare un pasto marziano per l’alieno che fra poco tornerà da scuola e non dirà nulla di quello che è accaduto durante le ore di lezione spaziali e tantomeno dei momenti con i compagni UFO. Accoglierò con gioia il suo grugnito.

Se siete curiosi di saperne di più, vi segnalo:

Adolescenti, una storia naturale

di David Bainbridge

Einaudi

Pg. 324

€ 16,50

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