Filastrocca del Lupo salvato dai perchè

Il lupo salvato dai “perché”.

 

 

Agile, furtivo e losco,

il lupo attraversa il bosco.

L’inverno non allenta la sua morsa,

il lupo ha fame ma non c’è risorsa.

Ormai è debole, non ha più forze,

se non mangia qualcosa, troverà la morte.

Lentamente e con gran fatica,

segue un istinto, una memoria antica.

Le zampe marciano avanti da sole,

lasciano il bosco, anche se lui non vuole.

In fondo a quel campo un camino fuma,

nel lupo torna la forza di un puma.

L’istinto gli parla e quello che dice

è “corri veloce, ne sarai poi felice!”.

Lui segue la voce e raggiunge la casa,

ci son degli uomini ma lui non ci bada.

Quello che punta è un bel pollaio,

attende la notte dietro il granaio.

Quelle galline grassocce e piumate

non gli fanno vedere che ci son delle grate.

La fame è troppa e ormai si è già spinto

verso le insidie di quel recinto.

Con la vista offuscata da troppa brama,

il lupo non scorge l’aguzza lama.

È solo un attrezzo lasciato lì,

ma il lupo ferisce due zampe così.

Il dolore è forte

il lupo si accascia temendo la morte.

Debole e con quella ferita,

si arrende e teme per la sua vita.

Dopo la notte arriva il mattino

e nel pollaio c’è già il contadino.

Il lupo lo guarda ma non si muove,

vorrebbe scappare ma non sa dove.

È stanco, ferito, troppo affamato

e il contadino par preoccupato.

Quell’uomo è semplice ma ha un cuore grande,

inizia a porsi parecchie domande.

«Il lupo», pensa, «è un sanguinario

ma chiamo lo stesso il veterinario».

Arriva il dottore, se ne prende cura.

«Non a tutti io faccio paura».

L’inverno è alla fine, c’è pure il sole,

tra l’erba spuntano persino le viole.

Il lupo è guarito, sfamato e curato,

lontano nel bosco lo han poi liberato.

Può capitare che un lupo affamato,

da un uomo buono possa esser salvato.

Una vera regola, ahimè, non c’è,

ma tutto migliora ascoltando i “perché”.