L’INDICIBILE. La morte sugli albi e sui libri per bambini. Partendo dalla Shoah e pensando a oggi.

La morte raccontata ai bambini. Si può? Si deve? A quali bambini? I miei, i tuoi?

 

Inizio questa riflessione con i miei appunti di viaggio. Li contaminerò e andrò oltre. Ma partiamo dal principio.

 

 

31 Marzo 2015 fiera del libro di Bologna: la conferenza.

Authors Café - 1:30 pm

DAFDAF, the newspaper Jewish children and Jewish Pages are: Telling the unspeakable

Coordinate a newspaper for children means face every month with the need to choose what to tell, and the responsibility to define the parameters by which to address arguments sometimes impossible to tell. To address in a newspaper or in a book what is sometimes unspeakable, then, the only choice is to accept the comparison not only with who theorizes the issue but especially with those who are found to transform theory into concrete actions in favour of children and young people, and therefore not only to readers of DAFDAF, the Jewish newspaper of the children, but to all young readers.

 Anna Castagnoli, expert of illustrated books, author, illustrator

 Paul Cesari, translator

 Nadia Terranova Newfoundland writer

 Luisa Valenti, illustrator

Introduced and moderated by Ada Treves, journalist and coordinator of DAFDAF”

 

Ho così introdotto i relatori di questa interessante conferenza. Purtroppo non sono in grado di mostrarvi le immagini che Anna Castagnoli ha utilizzato per spiegare le sue considerazioni, molto utili, ma cercherò di sopperire meglio che posso. Vi rimando all’aiuto che ci fornisce il web.

 

Ada Traves apre l’incontro, spiega come questa collaborazione sia nata dopo l’attentato a Parigi della testata satirica, Charlie Hebdo. Per ragioni di cautela si è arenata ma la giornalista ha voluto comunque portare avanti questo discorso, la morte raccontata ai bambini, nel giornale DAF DAF.

Il giornalino ebraico è rivolto a tutti i bambini, sono molti i bambini ebrei che non frequentano scuole ebraiche, e il numero di DAF DAF sulla “Giornata della Memoria”, la cui copertina è realizzata da Luisa Valenti, punta a trattare, con un approccio scientifico e positivo, la storia dei “Giusti”. Per il FUTURO degli ebrei VIVI. Uso il maiuscolo volutamente per marcare il concetto a cui tiene molto la giornalista. Per attualizzarlo. «Raccontare la memoria della Shoah ai bambini è come raccontare l’attentato al giornale. È un’occasione per riflettere sull’oggi e il bisogno di affrontare certi argomenti con i bambini», dice.

 

Nadia Terranova, che cura una rubrica della rivista, afferma che «bisogna parlare in modo non troppo edulcorato, senza troppi “gne gne”», ironizza, «poi ci vuole la libertà assoluta, nel senso che non si deve essere legati a ciò che è stato appena pubblicato. Non bisogna lasciarsi condizionare da nulla».

BRUNO Il bambino che imparò a volare, di Nadia Terranova con le illustrazioni di Ofra Amit, (Orecchio Acerbo Editore, 40 pagine a colori, 16 euro), e Opera Vincitrice 2012 – LIBRI PER BAMBINI E PER RAGAZZI, racconta la scomoda morte di un bambino.

 

È la storia di Bruno Shultz e nella motivazione del riconoscimento si afferma anche che possiede un “senso non soltanto letterario della memoria, scevro di qualunque retorica e buonismo”.  http://www.premionapoli.it/bruno-il-bambino-che-imparo-a-volare/

Il padre sparito prima salva il figlio che sparirà poi, e infine si ricongiungono. I bambini hanno una capacità di elaborazione spontanea per cui è opportuno utilizzare parole precise, l’ellissi e la metafora lasciano che sia il bambino ad attraversare con inconsapevolezza i temi difficili come la morte.

 

 «L’estetica del filo spinato», dice, «fa entrare di diritto molta letteratura nella giornata della memoria, esistono quindi molte pubblicazioni in merito».

 

Digressione personale a tema: mi piacciono molto Il volo di Sara, di Lorenza Farina, Illustrazioni di Sonia M.L. Possentini , Fatatrac edizioni, 2012 e L'albero della memoria. La Shoah raccontata ai bambini, di Anna Sarfatti e Michele Sarfatti, Illustrazioni di Giulia Orecchia, Mondadori  (collana I sassolini a colori. Oro), 2013, che quindi cito come bellissimi esempi di letteratura per ragazzi sulla giornata della Memoria. Di quest’ultimo ho scritto anche la recensione per Bookavenue, http://www.bookavenue.it/piccoli-lettori-crescono/item/1313-lalbero-della-memoria.html

 

Nadia Terranova continua e cita altri libri che parlano di morte ai bambini, ognuno con interessanti risvolti da considerare, realizzati con accuratezza, efficaci quindi da leggere, come I pani d’Oro della vecchina di Annamaria Gozzi (su cui aggiungo due parole), Skellig di David Almond, Oh boy di Marie-Aude Murail. Gli ultimi due libri sono di narrativa.

Tutti davvero belli. Cercherò di sopperire alle immagini mancanti fornendo più dettagli in merito agli albi illustrati.

 

I pani d’oro della vecchina,di Annamaria Gozzi, illustrazioni di Violeta Lopiz, (Topipittori,  p.32, 14 euro) affronta la morte in modo curioso, intanto domina il bianco e l’Ombra Scura sorprende perché si indispettisce ed è golosa come i bambini, il passaggio avviene, ma non traumatizza. Le illustrazioni aiutano molto a mantenere questo senso di candido torpore, quieto.

 

Durante la conferenza interviene Anna Castagnoli che riesce sempre a rapirmi, il suo sito è un pozzo di creatività e spunti interessantissimi, quindi vi invito a visitarlo. http://www.lefiguredeilibri.com/tag/anna-castagnoli/

 

Comincia a parlare richiamando alla memoria chiedendosi cosa provasse quando era bambina, poi di come sia nata l’idea dell’infanzia nella società borghese, di come prima i bambini crescessero naturalmente immersi nella vita reale, fatta anche di vecchiaia e morte.

Cita “la gabbia Ottocentesca” con i tabù. Ora c’è l’idea della creatura libera e selvaggia (cita Sendak e il suo Nel Paese dei Mostri Selvaggi) che è ugualmente uno stereotipo. «I bambini al plurale comunque non esistono», dice, «perché sono diversi, basti pensare al singolo circuito familiare e culturale».

Un altro aspetto da valutare è che «non c’è sempre una risposta per tradurre la realtà», dice Anna Castagnoli e cita Simone Rea. L’illustratore per rappresentare la morte in Anansi e la Morte, www.simonerea.blogspot.com , non aggiunge alcun dettaglio sentimentale e lascia una incompletezza, perché sostiene che la morte fa parte della natura, e l’immagine delle emozioni non c’è, volutamente.

Si ricorre all’ellissi per non mostrare direttamente. «Se non diciamo/mostriamo, assegniamo un posto al lettore nella narrazione. È un’assenza che parla», rileva Anna Castagnoli. «In Greta la Matta, di Geert De Kockere, Carll Cneut, Adelphi, 2005, la storia di una bambina che è rifiutata dagli altri e si uccide, il messaggio non ha altro da dire sennonché l’esclusione è una condanna per l’escluso». La bambina crescendo incontra mostri (perde la ragione) e persino il diavolo in persona. Il gioco della palla blu, enorme, che rotola. «Un attimo, un sogno», dice l’illustrtrice. Il giullare, la figura del folle che rivela la verità scomoda, cela Greta con la palla. Un attimo, subito dopo svela la verità: Greta non c’è più perché è morta. «La morte è sparizione. Quello che non c’è, è infinitamente potente» conclude.

 

La storia di Greta è rivolta ai bambini? Mi chiedo, ma lo faccio in coro, insieme a tante altre persone che potrebbero porsi questa domanda. È forte. Indubbiamente se ne potrebbe parlare per ore seduti intorno a una tavola rotonda. Non c’è nulla oggi, nel mondo, di più comune dell’indifferenza e l’esclusione. E mi piacerebbe farlo davvero. Ritengo che un albo come questo non sconvolga un bambino. L’assenza creerebbe domande e pensieri cui l’adulto potrebbe partecipare. La morte esiste quanto la vita. La drammaticità della storia di Greta è reale, se ne può parlare, non dico si debba farlo, ma si può. Certezze e incertezze che si spintonano, lo so.

 

Anna Castagnoli mostra altre immagini, a cui vi rimando nel web, facilmente visionabili. Cita L’anatra, la morte e il tulipano, di Erlbruch Wolf, E/O, nella collana Il Baleno, 2007. «Qui c’è tutto quello che si crea e quello che si perde», dice. In questa storia l’anatra fa la scoperta della morte e si spaventa. Non otterrà risposte su quello che ci sarà dopo perché la morte risponderà sempre che tutto è “possibile”. Diventano quasi amiche e quando l’anatra morirà, perché è il ciclo naturale della vita, la morte si rattristerà e le affiderà il suo nero tulipano. Il fiume è metafora del passaggio ma non svela nulla di più.

 

Questo albo è chiaro nella sua “incompletezza”. Non fornisce risposte e tantomeno certezze sul dopo, ma rende lineare il ciclo della natura, la morte spaventa in principio e poi non fa più paura.

 

Anna Castagnoli ricorda come «la morte sia spesso un personaggio attivo nei libri», nell’albo La Visite de Petite Mort, di Kitty Crowther, Ed Lutin Poche, 2005, viene addirittura aiutata dalla bambina. L’Ours et le Chat Sauvage, Komako Sakai, L’école des loisirs, 2008, racconta invece la storia dell’orso triste perché scopre che il piccolo uccello è morto. L’orso ricorda che solo il giorno precedente avevano parlato insieme del tempo che passa. L’uccellino aveva dato più importanza all’oggi che al passato o al futuro, e ora non c’era più. L’orso che non si rassegna al sentimento del lutto si ritrova sempre più solo fino a giungere nelle pagine nere, la depressione, finché non incontra il gatto selvatico, che comprende il dolore, e suona con il suo violino. Ellissi di nuovo, «perché non ci sono parole» asserisce Anna Castagnoli.

 

Insieme, orso e gatto, percorrono un prato fiorito, altrettanto grande come era stata la tristezza (illustrati in doppia pagina), è l’elaborazione di quella perdita e il concetto di ricordo. Anna castagnoli precisa che «non troviamo alcuna edulcorazione in questa storia».

 

C’è molta naturalezza.

 

Anna Castagnoli ricorda che anche Nel Paese dei Mostri Selvaggi di Maurice Sendak vi è la morte. L’autore, ebreo, ricorda tra le pagine la perdita della sua famiglia nei campi di sterminio. «Nella copertina c’è una importante assenza, manca il protagonista». Assenza, ellissi. «Nell’isola dei mostri inoltre c’è una tomba, l’autore si ispirò alla pittura del 1400 e a Dante Alighieri per illustrarla».

 

Al termine di questa interessante conferenza è intervenuto Paolo Cesari, che ha tradotto L’Ultimo Viaggio e L'albero di Anne, entrambi gli albi sono di Irène Cohen-Janca, illustrazioni di Maurizio A. C. Quarello, Orecchio Acerbo edizioni, che sostiene come si possa continuare a raccontare la Shoah ai bambini dopo la scomparsa dei sopravvissuti, problematica posta anche da Lia Levi, con la poesia. Secondo Cesari «l’indicibile è affrontabile con la poesia» e cita Il Grande Cavallo Blu, degli stessi autori e editori, che racconta in modo poetico la chiusura dei manicomi, la storia di Franco Basaglia. Una storia forte. «Un bambino vive, poiché ci abita, la realtà del manicomio di Trieste, l’ospedale che cura il male dell’anima» dice. «Solo la forma, e quindi la poesia è fondamentale, è importante da considerare quando si racconta ai bambini e grazie a questo ogni tema è trattabile».

 

Anna Castagnoli termina citando La grande domanda di Wolf Erlbruch, E/O, nella collana Il Baleno, 2004. «Sono i bambini a creare la loro grande domanda» dice.

 

Appunto, anche sulla morte, aggiungo, e arriva in tenera età perché i bambini si accorgono presto del vuoto lasciato da una assenza (che sia un animale domestico, un nonno, un parente, un vicino o un amico).

 

L’indicibile non è facilmente traducibile. Che siano quindi le immagini o la musica o la poesia a dargli forma. Credo che l’indicibile non debba essere nascosto, censurato, occultato perché se indicibile è la morte, questa esiste davvero ed è naturale, per quanto triste, brutta e nera. Ognuno la colori come vuole, ma c’è.

 

 

I bambini oggi ne hanno una percezione mediatica, a volte distorta, distante. La si scopre nella sua “incompletezza”, se presa da sola, ma si rivela come tassello a completare la vita. Parlarne non fornirà risposte ma sicuramente aiuterà nelle riflessioni importanti.

 

Questi appunti, mi rendo conto, sono inzuppati di mie riflessioni, un po’ per raccontare i libri citati ma anche perché è un argomento davvero importante, e mi piacerebbe confrontarmi con voi amici perché ritengo che l’indicibile non sia affatto trasparente. Grazie di aver letto fin qui.

 

 

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