Laboratorio Sgonfiamo il Bullo con Leon, scuola primaria Franchini di Castelmaggiore Bologna.

Il Bullo Sgonfiato, sgonfiamolo a scuola!
Il Bullo Sgonfiato, sgonfiamolo a scuola!

Leon inizia il suo viaggio nelle scuole! Tanti bambini ascoltano la sua storia, giocano con i personaggi, rivelano pensieri e racconti interessanti.

Il 12 febbraio ho presentato il personaggio Leon nella scuola primaria Franchini di Castelmaggiore. Ho incontrato le classi terza e quarta. Il nostro obiettivo era di sgonfiare il bullo e di raccontarci. Un secondo proposito era di far amare la lettura, magari conoscendo il libro e la sua magia.

La prima cosa che ho fatto è stata quella di piazzare il mio supporto artigianale, realizzato con la cartapesta, sulla cattedra. La precarietà dell’allestimento ha subito incuriosito tutti. È stato semplice iniziare a presentare Leon. Mentre leggevo la storia Il Bullo Sgonfiato, cercavo il riscontro negli sguardi dei bambini che ascoltavano silenziosi. Vi sembrerà sciocco, ma osservare quei volti interessati alla mia storia e alle belle illustrazioni di Chiara, mi ha fatto provare una forte emozione. Non stavo leggendo un libro di un autore famoso, ma il mio. Il testo è in rima e i bambini finivano in coro la filastrocca. Avrei potuto lasciar trapelare la commozione ma sono riuscita a contenermi.

Dopo la lettura partecipata, ed essermi nutrita di ogni sorriso compiaciuto (non ne ho lasciato nemmeno uno), abbiamo iniziato un’attività giocosa. Ho chiesto ai bambini di disegnare a loro piacimento i due personaggi della storia, Leon e il bullo. I banchi si arricchivano di pennarelli e io ho sbirciato l’evolversi dei loro lavori. È stato molto curioso vedere nascere dei Leon così disparati e dei bulli così precisi, con addirittura un nome proprio. In alcuni casi il bullo aveva ghigni malvagi, in altri era identico a Leon. Il laboratorio si trasforma in un momento di scoperta reciproca. Dalla loro espressività creativa, l’aula si riempie di una gratificante selva di mani alzate.  Tanti rami carichi di domande e racconti personali, di interpretazioni della storia stessa. Le insegnanti avevano le antenne dritte, perché attraverso quei pensieri si scioglieva qualche nodo delle dinamiche di classe, in alcuni casi ha vinto lo stupore, perché non c’è mai nulla di scontato quando i bambini raccontano se stessi. È affascinante ascoltare come si vedono, del resto hanno appena iniziato a conoscersi. Infatti, alcuni si sono identificati con il bullo, ma non c’è da stupirsi, anzi. Ci siamo chiesti chi sia il bullo, delle paure che ha, e ne ha! Ognuno ha raccontato la propria versione, e ho proposto di immedesimarsi nell’antagonista. Nel gioco del “se fossi”, molti confluivano nella pace finale, comunque. Epilogo auspicabile ma non scontato. Curioso invece che solo uno dei più timidi dei bambini abbia detto, con un filo di voce, che la paura lo avrebbe fatto diventare piccolo come Leon e sarebbe scappato proprio come nella storia. Perché quello che non vi ho ancora svelato è che ogni bambino si sente un leone, in classe, di fronte agli altri. È molto coraggioso ammettere le proprie debolezze e ho apprezzato moltissimo quel dono di sincerità.

Prima di congedarci abbiamo parlato di libri. Ho raccontato la storia ancora in evoluzione di Leon, di come è nata e i sogni che sono ancora appesi al nostro progetto, mio e della brava illustratrice Chiara. Abbiamo osservato come sono fatti i libri, oggetti con titoli, copertine accattivanti o meno e quarta di copertina, che ci svela qualcosa dell’argomento. A quell’età i bambini non hanno più un genitore che legge le storie, tranne chi ha fratellini più piccoli. Questo è un mio pensiero e vale ben poco, ma ritengo che sia bello mantenere ogni tanto questa abitudine, non deve sostituire la lettura individuale, ma è una forma di coccola che si decide insieme di concederci.

Il mio desiderio era di trasmettere, e spero di esserci riuscita almeno un po’, il piacere di leggere. La potenzialità di un libro l’abbiamo sperimentata disegnando i personaggi, un trucchetto. Interpretandoli non abbiamo fatto altro che indossare i loro panni, compiendo la magia. Quanti altri abiti potremmo indossare? Quelli di personaggi avventurosi, fantastici e comunque affascinanti. Insomma, quando si legge un libro, ci si trasforma e si godono avventure che nella realtà non avremmo mai, o che invece vorremmo vivere. Le mani alzate hanno accompagnato tutto il nostro percorso ed è stato difficile salutarsi, interrompere quel flusso intenso e interessante che avrei continuato ad ascoltare per ore! Non dimenticherò quella selva di rami carichi di pensieri meravigliosi.

Li ho salutati con una frase non mia, ma del maestro Rodari: «Il verbo leggere non sopporta l’imperativo», perché resta un piacere!

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Commenti: 1
  • #1

    Paola (giovedì, 20 febbraio 2014 17:05)

    Ma bravissima!!! :-D