MIGRANDO di Mariana Chiesa Mateos, Orecchio Acerbo

Incontro l’autrice argentina nello Spazio Bradipo, la libreria che mi manca tanto. C’erano anche i miei figli e la sua bimba. Le sue tavole erano appese alla parete e i bambini le hanno osservate a lungo, poi l’autrice ha raccontato la sua storia, che nel libro è senza parole.

Un silent book che dice tantissimo.


I bambini hanno esposto le loro impressioni e hanno fatto tante domande. Hanno anche disegnato. L’autrice ha raccontato la storia dei nonni, delle migrazioni di persone che decidono di lasciare un luogo perché costrette, come gli uccelli.

Storie di viaggi, di nostalgie e di vere fughe: da guerre e disperazioni. Di amori grandi che continuano nello spazio e nel tempo.


È un albo che fa riflettere e conoscere realtà diverse. Emozioni forti. Non a caso in questo lavoro c’è anche la partecipazione della sezione italiana di Amnesty International.


La mia tavola preferita è quella con i cuori che parlano dell’amore in un addio, all’aeroporto. Immagino già un nuovo incontro. Cuori che cadono ma si libreranno ancora in aria. Così voglio leggerla.

Gli addii sono dolorosi ma significano speranza e un nuovo futuro. Questo accadde in passato e questo succede anche oggi.

Questo migrare lontano nel tempo della memoria è quanto mai attuale. E sfogliando l’albo se ne parla, si racconta, e i bambini ascoltano rapiti. Si spiega che una volta si scappava dall’Italia, dall’Europa, mentre ora ci si approda, scappando da altre terre, da altre guerre e povertà.


L’albo ha una doppia lettura, dipende da quale lato si decide di iniziare a sfogliarlo. Ha un dritto e un rovescio.


Da un lato si incontra la nonna, si viaggia come uno stormo di uccelli. E lei racconta guerre, morte, paura, fuoco, fucili. Le grandi navi che portavano lontano i migranti e che significavano la salvezza. Il viaggio consentiva un futuro, anche se altrove. Erano numerose le famiglie che sbarcavano, con i bagagli e tante speranze. Una sfilata di volti presenta chi poi inizierà a costruire nuove case. Una nuova comunità che mette radici in una nuova terra. Da lì, con una valigia in mano, si alza un nuovo stormo di uccelli-uomini, che incontrano l’altra metà del libro, con le immagini capovolte.

“L’oceano che sostiene, separa e unisce!”.


L’altro lato dell’albo inizia con un abbraccio tra due donne: mamma-figlia, nipote-nonna. C’è tanto amore tra loro e i cuori le avvolgono, finché non chiamano il volo e la consapevolezza dell’addio imminente fa cadere come foglie ogni cuore, forse ogni parola. Stavolta è un aereo che porta lontano. Ognuno vola solo, forse isolato nei propri pensieri. Dall’alto si vedono altre imbarcazioni fitte di gente. Non sono le navi dei primi migranti ma gusci precari, che affrontano un mare grande. Nella spiaggia i turisti godono il sole e i bagni. Ancora non sanno. Una barca di migranti si avvicina, si tuffano e un ragazzino soccorre un suo coetaneo esausto. Li seguiamo fino all’arrivo della polizia, cui seguono i campi di accoglienza riservato ai clandestini, che hanno le grate. Un’altra sfilata di volti li presenta, ci guardano, sono di tutte le etnie.

La protagonista è atterrata, è al ritiro dei bagagli, lo stormo di uccelli-umani riparte e ricorda come il migrare appartenga a ogni generazione, all’uomo stesso.


Sfogliare queste pagine accanto ai bambini significa parlare tantissimo, altro che silent book!

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