Crescere vuol dire confrontarsi e cambiare.

Apro con una citazione di Aidan Chambers sul valore della letteratura. È importante per due aspetti:

“ la sua funzione pacificatoria, che ci conforta nella nostra condivisa umanità, e la funzione sovversiva, che sfida costantemente i nostri pregiudizi, le nostre radicate abitudini, il nostro autocompiacimento”. [1]

Nel volume Siamo quello che leggiamo, crescere tra lettura e letteratura, troviamo una critica sugli autori che hanno influenzato, arricchito non solo Aidan Chambers, ma la letteratura per ragazzi in genere. Leggere questo libro è illuminante, per chi come me la ama. Potrei citarvi tutte le frasi che ho sottolineato, come se racchiudessero delle preziosissime rivelazioni, ma mi tratterrò. Non posso evitare però di consigliarlo a ogni appassionato di letteratura.

Ho aperto con una particolare citazione poiché i romanzi che ho letto, di quest’autore speciale, rappresentano nella pratica il duplice aspetto della letteratura, soprattutto per quanto riguarda la fascia di età degli adolescenti, già doppi e tripli di suo. Perché uso l’aggettivo speciale? Spiego subito: ritengo Aidan Chambers un attentissimo osservatore dei ragazzi e di cui non solo vede l’aspetto, gli atteggiamenti, il modo di porsi, ma ne penetra i confusi sentimenti. Legge gli animi e sa trasformare le loro storie in parole e silenzi. Sa decifrare i passaggi pieni di ostacoli che aggrovigliano i loro impulsi. La loro crescita. Il loro cambiamento. Da crisalide a farfalla, è una metamorfosi piena di fatica, ma succede. È inevitabile, e per fortuna!

In Muoio dalla voglia di conoscerti la voce narrante non è quella del ragazzo, ma di un anziano scrittore (che io ho immaginato con le sembianze dello stesso autore).

L’amicizia è una sorpresa per entrambi, tra lo scrittore e Karl, il ragazzo che si rivolge a lui per un aiuto curioso: la fidanzata Fiorella è fan di questo scrittore e pretende da Karl, di carattere chiuso ermeticamente, delle confessioni scritte e lui non ne è capace.

Scorrendo le pagine conosciamo sempre meglio i personaggi e lo scrittore ci suggerisce come trovare il bando della matassa, ma con grande fatica, di tutti. Molti silenzi da interpretare, molti i bisogni da intuire, molti gli equivoci in cui incappare, come è nella vita reale. Il romanzo stesso si pone come tale, e non come una finzione. Potrebbe essere davvero così. È una storia particolare eppure credibilissima. Racconta di un ragazzo come ce ne sono tanti. Un giovane lettore può riconoscersi.

Confrontarsi, riconoscersi, discostarsi, capirsi e cambiare: mano a mano che Karl riconosce se stesso diventa quello che è già, ma senza essere più in conflitto per le emozioni contrastanti, tipiche dell’adolescenza.

“Tormentati dalle gioie dell’adolescenza”.

“Tuttavia c’è un vantaggio dell’età avanzata che dovrei citare, un motivo per festeggiare sempre, un preciso vantaggio. Non sei più un adolescente, e non sarai mai più così terribilmente afflitto”.[2]

Questa constatazione mi ha fatto tenerezza. Cercare di capire Karl e se stessi, tutti i personaggi ambiscono a questo: muoio dalla voglia di conoscerti, di capirti, di capirmi.

Danza sulla mia tomba è un romanzo affascinante. Nulla di macabro. Non è un noir o un romanzo fantastico, horror, e soprattutto non è banale.

Siamo messi davanti ad un dato di fatto: una tomba è stata profanata, nel senso che Henry è stato sorpreso e arrestato mentre stava ballando sopra la tomba dell’amico Barry. Dovremo leggere il suo diario fino alla fine per capire perché l’ha fatto. Il diario stesso è una tortura (di passaggio) cui è costretto dall’assistente sociale che dovrà aiutarlo davanti alla Corte, quando dovrà presentarsi per difendersi dalle accuse che la madre di Barry ha presentato.

Chi è Henry? Ovviamente non lo sa nemmeno lui e noi lo scopriamo insieme, con lui. Quante domande. Quanti equivoci. Quanti dubbi. Noi adulti ce li ricordiamo? I ragazzi ne hanno e ne avranno, anche se non saranno per forza gli stessi di Henry, ma saranno e saremo più comprensivi verso un Henry, sicuramente.

Di nuovo il percorso a cui ci invita Chambers è quello di riconoscersi e capirsi, per crescere. Di crescere nei sentimenti non si finisce mai di imparare. Da adulti si hanno più strumenti, anche se si tratta di una maturità non scontata. Alcuni adulti fanno ancora fatica quanto i sedicenni. Non è una critica, ma una constatazione. Ritengo che saper riconoscersi è difficile, faticoso ma estremamente appagante perché ti regala quella libertà che non possiedi finché non percorri tutto il sentiero obbligatorio. Poi allarghi le braccia e puoi anche volare.

Henry. Barry. Kari. Ragazzi belli da scoprire, mentre s’incrociano, si sbagliano, si riconoscono, si autodistruggono, si salvano, si amano.

I genitori non li capiscono quasi mai…ed è così nell’adolescenza.

I romanzi sull’adolescenza, quelli davvero belli come questi, li consiglio non solo ai ragazzi, ma anche ai genitori e insegnanti. I motivi sono molteplici e tutti ovvi. Il più bello è il piacere di leggerli!

Per chi non lo avesse ancora fatto, Aidan Chambers è un autore da scoprire attraverso ogni suo romanzo (e per fortuna ha scritto molto).



[1] Aidan Chambers, I bambini, la lingua e la letteratura, pp. 67-68.

[2] Aidan Chambers, Muoio dalla voglia di conoscerti, Rizzoli, p. 179.

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